Scorie nucleari, il Comune di Viterbo ricorre al Tar – Corriere di Viterbo

2022-10-26 12:44:55 By : Mr. Charlie Sun

Il Comune si costituirà in giudizio, assieme ai comitati, nel ricorso al Tar contro la Sogin, che ha individuato 22 siti nella Tuscia potenzialmente idonei ad ospitare rifiuti radioattivi ad alta intensità. E’ quanto emerso dal Consiglio straordinario che si è tenuto ieri sull’argomento, al quale nessun rappresentante della società ha deciso di partecipare. Una vittoria di sostanza per Luisa Ciambella, che aveva proposto l’assemblea di ieri ed è riuscita a portare tutti i partiti, maggioranza e minoranza, sulla sua stessa posizione. Al prossimo Consiglio, Palazzo dei Priori prenderà posizione ufficialmente sottoscrivendo un apposito ordine del giorno e dando mandato al sindaco Frontini di avviare le procedure legali. Al netto di questa decisione, certamente importante e condivisa da tutte le forze politiche, il Consiglio di ieri ha assunto, a tratti, toni accesi e paradossali.

Deposito scorie nucleari nella Tuscia. No delle associazioni agricole

Ad esempio, c’è stato uno scontro verbale vigoroso tra il Partito democratico e gli esperti chiamati ad esporre in Sala d’Ercole: prima Amodio si è scagliato contro l’ingegnere nucleare Massimo Gobbi, accusandolo di aver detto che in Europa non esistono altri depositi nucleari di superficie. Cosa non proprio vera: utilizzando il “var” dello streaming, in realtà Gobbi aveva asserito che non esiste nessun deposito europeo di superficie ad alta attività, tantomeno uno a bassa attività in una zona agricola, come potrebbe essere quello ipotetico di Viterbo. Poi è stata la volta di Alessandra Troncarelli, agitata nei confronti del professor Madonna, “reo” di aver criticato la Regione Lazio, di cui Troncarelli è attualmente assessore. Il professore aveva infatti affermato: “La cartografia messa a disposizione di Sogin era totalmente inadeguata, avendone una aggiornata sarebbe stato possibile stoppare subito l’individuazione di luoghi nella Tuscia. A differenza di Emilia, Umbria e Toscana, che ne hanno una fresca e interregionale, il Lazio non può agganciarsi con dati di cui, semplicemente, non dispone”.

Il Tar: Sogin non dovrà consegnare gli atti

“Qui si cerca sempre di scaricare colpe su altre istituzioni”, ha replicato Troncarelli. Malgrado le polemiche, comunque, il professor Di Giorgio e lo stesso Gibbi avevano spiegato tutti i potenziali rischi della costruzione del centro di stoccaggio nella Tuscia: “Servono circa 100 anni per edificare un deposito che abbia una profondità sufficiente ad ospitare scorie ad alta radioattività, ossia 95 mila metri cubi, 78 mila in superficie e 17 mila in profondità. Oggi abbiamo la necessità di mettere in qualche posto queste scorie in attesa del famoso deposito definitivo, ma quanto dura questa provvisorietà? L’esercizio previsto è di 40 anni, l’operatività invece 300 anni, per fare decadere le radioattività dei rifiuti a bassa attività. Il rischio che diventi definitivo, quindi, è concreto. Con problematiche per ambiente e cittadini. Oltre ai rischi legati al trasporto delle scorie, le quali dovrebbero percorrere svariate migliaia di chilometri per giungere a destinazione, con il pericolo di incidenti durante la movimentazione. Stiamo parlando di 78 mila metri cubi di rifiuti e 800 mila tonnellate di cemento. Ed il processo non è reversibile. Il monolito rimarrà per sempre sul territorio, deturpandolo. La vita del cemento è prevista di 350 anni ma non è dimostrato, esattamente come quello che succede nel tempo. C’è pure un paradosso del deposito: si seppelliscono i rifiuti di bassa attività, poco pericolosi, e si lasciano in superficie quello di alta attività, molto più pericolosa”.

Sogin non partecipa al Consiglio di oggi