Grattacielo della Regione: scale mobili, marmi e giochi di luci. Le opere pagate e mai realizzate- Corriere.it

2022-10-26 12:04:27 By : Mr. David Du

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Al via il processo per un presunto peculato di 15 milioni

Una scala mobile moderna, che sinuosa avrebbe dovuto collegare uno dopo l’altro i 43 piani della Torre Regione. Nel 2009 l’architetto Massimiliano Fuksas l’aveva prevista. Non è mai stata realizzata, ma la Regione l’ha comunque pagata 245 mila euro. Così come sono state pagate le centinaia di lastre di vetro che avrebbero dovuto adornare il nucleo centrale del complesso e che di notte, in un gioco di luci, avrebbero dovuto dare la sensazione di una calda candela accesa. In realtà le lastre adornano solo 4 piani. E poi ci sono i pavimenti in marmo Verde Alpi che nessuno hai mai visto e mai vedrà. Così come quelli in pietra di Luserna o il mosaico centrale. Sono solo alcune opere del grattacielo che non sono mai entrate in cantiere, nonostante comparissero nei documenti e i bonifici di pagamento fossero regolarmente versati dalle amministrazioni regionali. In tutto 15 milioni di euro di materiali , che per la Procura di Torino sono il valore del peculato al centro del secondo processo che racconta la tortuosa storia della realizzazione del grattacielo che ospiterà gli uffici della Regione.

Gli imputati — accusati a vario titolo di abuso d’ufficio, inadempienza contrattuale, peculato e falso ideologico — sono otto: funzionari e dirigenti regionali, rappresentanti delle società costruttrici (Coopsette e Torre Regione Piemonte Scrl) e di aziende fornitrici. L’inchiesta, coordinata dai pm Enrica Gabetta e Francesco Pelosi, è la narrazione di una «storia all’italiana»: lavori, pause, fallimenti e inchieste giudiziarie. Lunedì mattina sono sfilati i primi testimoni. Dall’ex assessore al Bilancio Aldo Reschigna, che portò gli atti in Procura (dando il via all’inchiesta), ai direttori dei lavori che si sono succeduti dal 2015 ad oggi, quando la supervisione dell’opera passò nelle mani di Scr (la società appaltante della Regione). Furono proprio l’ingegnere Mauro Fegatelli e il suo successore, l’architetto Bruno Smania, a ricostruire ciò che non quadrava. «Oggi lo abbiamo completato — rivendica con orgoglio Smania —. Ci sono voluti più di dieci anni, ma siamo italiani».

L’architetto ha ricordato i materiali che avrebbero dovuto esserci e che non c’erano: «Purtroppo, però, li abbiamo pagati». E sul banco dei testimoni avrebbe dovuto sedersi anche Giovanni Lepri, funzionario regionale: si è avvalso della facoltà di non rispondere, perché indagato in una terza inchiesta sul grattacielo su un presunto falso in atto pubblico relativo a una fattura di oltre due milioni di euro in favore della cooperativa Cbm, che subentrò nella costruzione dopo il fallimento della Coopsette. In una prima fase erano stati indagati anche Reschigna e l’allora direttore dei lavori Giuseppe Borgogno, ma le loro posizioni sono state archiviate. Un destino che presto riguarderà anche Lepri e un quarto indagato, un dirigente della Cbm. Insomma, la verità giudiziaria del grattacielo è in divenire. Si attendono, infatti, anche le motivazioni della sentenza con cui la Cassazione ha ordinato un secondo processo d’appello per la prima inchiesta sulla Torre Regione, che si era conclusa con due condanne e due proscioglimenti: il procedimento riguarda un presunto accordo corruttivo per modificare il progetto di Fuksas e avvantaggiare le aziende costruttrici.

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