C’era una volta...l’estrusione

2022-10-26 12:04:22 By : Mr. langbo Lee

La memoria ogni tanto va rispolverata, perché nelle nostre radici c’è il nostro futuro. Con questo spirito - e per ricordare Giovanni Baucia, recentemente scomparso all’età di 97 anni - vi propongo di seguito una sintesi dell’articolo pubblicato nel 1995, sulla rivista Materie Plastiche ed Elastomeri, dedicato alle origini dell’industria plasturgica italiana.   C’era una volta...l’estrusione di Giovanni Baucia Il principio dell’estrusione, prima di approdare all’industria delle materie plastiche, era impiegato in diversi campi tra i quali la produzione delle mine per matite e nel settore alimentare per la produzione di spaghetti (questo termine è ancor oggi in uso nella granulazione delle plastiche). Queste lavorazioni erano però eseguite a freddo. I PRIMI ESPERIMENTI. La gomma ed il nitrato di cellulosa furono tra i primi polimeri estrusi, intorno al 1870-1890, con macchine munite di riscaldamento. Durante la Prima Guerra Mondiale si cominciò ad estrudere la caseina e nei primi anni ‘30 il cloruro di polivinile, ma soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale - con lo sviluppo dei termoplastici (soprattutto polietilene e polipropilene) - l’estrusione è divenuta la tecnologia più importante per la lavorazione delle materie plastiche. I primi estrusori, a pistone e con funzionamento discontinuo, producevano tubi di PVC e derivati della cellulosa; la trafila a pistone fu inizialmente applicata in Germania per l’estrusione di PVC rigido e pochi anni più tardi sbarcò in Inghilterra per l’estrusione di profilati di fenoliche. Queste macchine furono presto abbandonate a favore degli estrusori a vite, prima monovite, poi bivite ed in seguito con viti multiple. L’ESTRUSIONE IN ITALIA DALLE ORIGINi AGLI ANNI ‘50. La storia dell’estrusione inizia in Italia con Luigi Bandera che, nei primi anni ‘40, fondò a Busto Arsizio una piccola azienda meccanica a carattere familiare. Dieci anni più tardi l’azienda si trasformò in S.p.A. e si trasferì nell’attuale stabilimento di Busto Arsizio. Il primo estrusore, che porta la data 1943, si può ancora oggi vedere all’ingresso degli uffici dello stabilimento: è il modello TR60 con diametro della vite di 60 mm, L = 8 D, motore in c.a. da 4 HP, utilizzato per l’estrusione di tubi e profilati di PVC. Bandera è cresciuta insieme con l’industria delle materie plastiche, assecondando le richieste di un mercato in rapido sviluppo, con la caratteristica di progettare e fabbricare internamente tutte le parti. La varietà degli impianti offerti ha portato alla nascita dell’odierno gruppo, che riunisce ben cinque società. All’inizio degli anni ‘50 Bandera costruiva estrusori di grande diametro non solo per tubi e profilati, ma anche per altre lavorazioni, come testimonia l’estrusore con diametro vite di 160 mm fornito alla SIR di Rovelli (Sardegna) per la compoundizzazione e granulazione di materie prime. Bandera fornì impianti completi, quasi mai di serie, sempre su misura delle esigenze del trasformatore; anticipò cioè quella che sarà (ed è tutt’oggi) la principale arma dell’industria costruttrice italiana rispetto alla concorrenza straniera. In seguito, Bandera iniziò la costruzione degli impianti per il soffiaggio dei film, che si possono considerare i precursori degli impianti di grandi dimensioni per teloni agricoli (1970), esportati in tutto il mondo, e degli estrusori bivite corotanti e controrotanti. I PIONIERI. Un altro pioniere dell’estrusione fu Lanfranco Dolci, che dal 1951 al 1953 operò con la società C.I.L.P.L.A. di Cusano Milanino, costruendo i primi estrusori serie N con diametri vite di 35, 45, 60, 90 mm e L = 18 D. Nel 1953 nacque la Ing. L. Dolci che in breve tempo acquisì una posizione di elevato livello nella costruzione di impianti per il soffiaggio di film di polietilene (tra i primi nel mondo). Il primo ad essere costruito fu un impianto in bolla per PE, basato su un’estrusione verticale dall’alto con raccolta delle bobine dal basso; nello stesso periodo furono commercializzati impianti orizzontali e verticali per film di PVC e nel 1954 fu la volta dei primi estrusori in bolla "dal basso verso l’alto" per polietilene. La serie degli estrusori monovite si ampliò successivamente da un diametro di 20 mm fino a 120 mm, con L che raggiungeva 24-28 D. Le macchine erano fornite con teste di estrusione per tubi, profilati, per il rivestimento di cavi e tubolari soffiati di PE e PVC. Sono del 1958 i primi impianti a testa piana per foglia di PS e ABS, che preludono alle moderne linee per film estensibili di poliolefine. Anche la Dolci detiene un primato mondiale per il primo impianto di soffiaggio con filiere ed anello rotante. PRIMATO ITALIANO. Un altro primato italiano è il primo estrusore bivite corotante per la produzione di tubi di PVC rigido, costruito nel 1938 dalla LMP di Torino su progetto di Roberto Colombo. Questa società iniziò l’attività nel 1937 come trasformatore di resine termoindurenti per l’industria automobilistica. Nel 1939 la LMP vendette il primo lotto di macchine alla società tedesca IGE Farben e nel 1946 iniziò su larga scala una duplice attività a Torino (in via Nicomede Bianchi), come costruttore d'impianti di estrusione bivite e trasformatore di tubi, lastre e profilati. Ciò le permise di sviluppare potenti estrusori a due o più viti compenetranti, ruotanti nello stesso senso, a passo e diametro crescente e con forte potenza di mescolamento, con tutte le apparecchiature accessorie. Nel 1948 la LMP concesse licenze di costruzione a società straniere, che contribuirono a lanciare nel mondo gli estrusori bivite: tra queste il gruppo belga Herbosch-Polva, l’inglese Windsor, la francese Creusot-Loire (oggi Clextral), la giapponese Ikegai Iron Works e la svizzera Chemica. Alla Fiera di Milano del 1951 e 1952, la LMP espose tubi di PVC rigido con diametro massimo di 250 mm, risp. 500 mm, che raccolsero l’ammirazione e lo stupore dei tecnici intervenuti, perché unici al mondo. Nel periodo tra il 1950 ed il 1965 la società arrivò a produrre ben duemila estrusori a viti corotanti. Le biviti servirono verso la fine degli anni ‘40 alla società Pasquetti di Varese dapprima per la produzione di granuli da stampaggio di PVC, PS e ABS. Successivamente questa società costruì mescolatori-estrusori continui a due viti e con ingranaggi bielicoidali, coperti da diversi brevetti, per la produzione di granuli, barre, tubi, profilati ed altro. Sempre in tema di biviti è da ricordare un altro primato italiano: la costruzione del primo estrusore bivite controrotante per la granulazione, ad opera della Costruzioni Meccaniche Clemente Bausano di Rivarolo Canavese (TO). L’attività di questa società, fondata nel 1946, è continuata negli anni successivi con l’apporto dei figli Eraldo (attuale presidente del Gruppo Bausano) e Livio, quest’ultimo tragicamente scomparso l’anno scorso in un incidente aereo. La produzione iniziò con una serie di estrusori con diametro da 30 a 130 mm, per granulazioni (60%) tubi e profilati. Nel 1962 fu costruito l’attuale stabilimento. La Pomini fu fondata da Luigi Pomini nel 1886 come officina per la costruzione di componenti per organi di trasmissione; nel 1910 incominciò la costruzione di riduttori ad elevata velocità e nel 1948 fu la volta degli impianti per l’industria siderurgica e delle prime macchine per la lavorazione delle materie plastiche e della gomma, con licenze Bridge Farrel e Mc Neil (estrusori per gomma, mescolatori e presse di vulcanizzazione per pneumatici). In particolare, la gamma di macchine per la gomma comprendeva estrusori alimentati a caldo direttamente dal mescolatore discontinuo - con teste granulatrici e roller die - ed estrusori alimentati a freddo tipo Pin Extruder. Le linee di macchine per le plastiche si estesero nel tempo fino a comprendere mescolatori ed estrusori per l’industria petrolchimica (con relativi tagli in testa tipo sott’acqua), estrusori monovite alimentati a caldo, estrusori bivite corotanti con taglio in testa, ad anello liquido od in aria e teste a spaghetti; questi ultimi furono impiegati per la produzione di master e compound. L’attività della Amut è da far risalire alla fondazione nel 1948 della Vinilplastica, da parte di Giovanni Milani, una piccola azienda specializzata nell’estrusione di tubo di PVC, per esempio tubetti per il rivestimento dei freni di biciclette e motociclette. Nel 1956 la società si trasformò in Milani Resine e si trasferì a Fagnano Olona (VA), dove i fratelli Giovanni e Giuseppe Milani misero in piedi un reparto di costruzione di teste e filiere di estrusione, che si affiancò alla produzione di tubi, profilati e tapparelle. Nel 1958, con l’entrata in azienda - prima come direttore tecnico e poi come socio - di Renzo Arbicò, decollò la Amut che cominciò a costruire gli impianti di estrusione specializzandosi in linee per tapparelle di PVC rigido. Alla Fiera della Tecnica di Torino (1958) l’attenzione degli operatori del settore fu richiamata da un impianto per profilati, rivoluzionario per quell’epoca, composto oltre che dall’estrusore, da una serie di apparecchiature di calibratura-traino-taglio riunite in un unico blocco, definito perciò "Gruppo riunito". Da allora lo sviluppo della Amut fu continuo e costante, grazie anche all’esperienza acquisita come trasformatore. Nel 1961 fu costruito l’attuale stabilimento e la prima bivite costruita porta la data 1969-70. Il 1955 è l’anno di nascita della Officine Meccaniche Union di S.Vittore Olona (MI), società fondata da Guglielmo Donadoni e Dante Gabba. In quell’anno iniziò la costruzione delle prime macchine per le materie plastiche, mentre già dal 1951 era disponibile una serie di macchine per la lavorazione del legno. Inizialmente furono fabbricati estrusori con diametro vite di 45 e 60 mm per altre società del settore; nel 1960, la Union intraprese l’attività in proprio, prima con impianti per profilati e tubi, poi di recupero e colorazione ed infine d’estrusione e foglia. Oggi la società, che ha ancora come presidente Guglielmo Donadoni (Dante Gabba è scomparso nel 1986), esporta l’85% della sua produzione. La struttura dell’industria italiana costruttrice di macchine e componenti per l’estrusione, nel 1955-56 è completata dalle seguenti aziende: Officina Meccanica Cerini Paolo di Busto Arsizio, Cogliati Luigi di Milano - che si specializzò in traini speciali per profilati e tubi rigidi di PVC fino ad un diametro di 500 mm, tagliatubi automatici e bobine per l’avvolgimento di nastri e tubi flessibili - Lombarda Macchine Polvara di Milano (ved. tecnologia "Presse ad iniezione", Materie Plastiche ed Elastomeri, giugno 1955), società che fabbricava anche trafile per gomma e resine. E’ da citare inoltre la Comerio Ercole di Busto Arsizio che, fondata nel 1885 per la fabbricazione di macchine per l’industria tessile, diversificò in seguito la sua produzione raggiungendo una posizione di spicco nella costruzione di calandre e mescolatori. Nel settore dell’estrusione va ricordata la prima trafila da gomma con vite da 60 mm di diametro, costruita nel 1946 per l’industria svizzera Gummiwerke di Richertswill. Parlando del settore dell’estrusione in Italia, non possiamo trascurare un’organizzazione dei vendita, la COVEMA di Milano, fondata da Felice Zosi nel 1951, alla quale si associò nel 1953 Dino Terragni. La COVEMA non si occupò solo di vendita di macchine all’estero (per esempio impianti Bandera, mescolatori Caccia, saldatrici SCAE), ma fu anche promotrice di nuove tecnologie e relativi macchinari. Citiamo per esempio la nascita, nel 1959, della Covema-Corima, che costruì il primo impianto al mondo per la produzione di rafia di PE e PP, funzionante ancora oggi in Sud Africa: si tratta di un estrusore Bandera TR 60 attrezzato con una testa piana brevettata per piattine e rafia. Zosi lasciò la COVEMA nel 1966 e due anni più tardi pose le basi, insieme con Andrea Crespi, della società Crespi, inizialmente in forma di S.r.l. e successivamente trasformata in S.p.A. Questa società nel 1971 costruiva a Cassano Magnago (VA) cinque modelli di estrusori, da 30 a 120 mm di diametro vite, per la produzione di film soffiato verticale ed orizzontale, stampatrici flessografiche e saldatrici automatiche. L’articolo completo è ancora in rete, sul sito della casa editrice OVEST http://www.ovest.it/mpe/documenti/storia2.htm Foto: API

Poca attenzione al settore, nonostante il tema sia da mesi sotto i riflettori dei media. Solo Verdi e sinistra chiedono l'attivazione della plastic tax. Si parla più di raccolta e termovalorizzazione di rifiuti.

Bioplastiche sì o no? C'è un accordo tra il Governo italiano e la Commissione europea? dal 3 luglio non vedremo più stoviglie monouso in plastica sugli scaffali?

L'associazione dei trasformatori turchi di materie plastiche Pagev rivendica il successo della campagna "Stop Buying".

Uno dopo l'altro si stanno allineando i tasselli che rendono il domino del post-covid sempre più complesso da giocare.

Ci sfugge il senso di realizzare una bottiglia di carta con liner di plastica e chiusura di polietilene, rendendo l'imballaggio scarsamente riciclabile a fine vita.

La nomina di Roberto Cingolani al neonato Ministero della Transizione ecologica potrebbe sancire un nuovo approccio all'economia circolare nel nostro Paese.

Testo di Mimmo Mòllica

Carlo Latorre, giornalista esperto di magazine cartacei e digitali, è il direttore di Polimerica, quotidiano online sul mondo delle materie plastiche da lui fondato nel 2003. In precedenza ha diretto il mensile Materie Plastiche ed Elastomeri.

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